
LA CONGIURA DEI PAZZI
L'assassinio di Giuliano De' Medici
La Congiura dei Pazzi fu la cospirazione ordita dalla famiglia
de’Pazzi con lo scopo di stroncare il potere dei Medici.
E’ una calda domenica d’aprile dell’anno 1478, il Duomo di Firenze è
gremito per la celebrazione della messa cantata.
Tra le persone più vicine all’altare maggiore, spiccano nei loro
sontuosi abiti i membri della famiglia dei Medici, ricchi banchieri che
praticamente governano la città da circa mezzo secolo.
Fianco a fianco il capo famiglia Lorenzo (che passerà alla storia con il
nome di Magnifico) allora ventinovenne, e suo fratello minore Giuliano.
Il momento è solenne, la campana maggiore del Duomo scandisce il primo
rintocco mentre l’ostia viene innalzata nel momento della consacrazione.
Ad un tratto un violento trambusto, scoppia tra le persone vicine
all’altare.
Due tra i fedeli, Bernardo Baroncelli e Francesco ‘de Pazzi (rivale dei
Medici), estratte le spade che tutti portavano anche in chiesa, si
scagliarono contro il giovane Giuliano colpendolo diciannove volte.
Nello stesso momento due uomini vestiti da ecclesiastici, estratti dalla
veste i pugnali, balzarono su Lorenzo.
A questo punto i quattro assassini si precipitarono in strada, dove
secondo un piano prestabilito dovevano incontrarsi con altri congiurati
per incitare i cittadini di Firenze a liberarsi di quella che loro
bollavano come la “tirrania” dei Medici.
Questo fu il momento culminante della cosiddetta “congiura dei Pazzi”.
Tuttavia i congiurati avevano fatto male i loro conti. Il popolo si
sollevò, ma contro gli assassini e i loro complici, ai quali venne data
una caccia spietata, e man mano che furono trovati, uccisi.
Un’unica macabra testimonianza ci è giunta in rappresentazione della
vendetta del popolo fiorentino.
Il giovane Leonardo da Vinci, vide il corpo di uno dei congiurati
penzolare da una finestra del Palazzo della Signoria (Palazzo Vecchio) e
ne fece uno schizzo particolareggiato.
Giuliano morì in seguito alle ferite riportate, ma Lorenzo sopravvisse e
resse la repubblica fiorentina per un’altra quindicina d’anni.
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