STORIA DEI POPOLI

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Afrikaner (boero) è il termine con cui si designano i discendenti degli antichi contadini olandesi trapiantati in Sudafrica.

Nel 1652 la Compagnia olandese delle Indie orientali favorisce i primi insediamenti in una posizione strategica per le rotte indiane: la punta meridionale dell’Africa.

L’impatto con i nativi è crudele.

I boeri orgogliosi della loro comunità agricola e schiavista, colonizzano la Terra del Capo di Buona Speranza: intere popolazioni come i Khoikhoi o i San, sono sterminate o spinte verso l’interno desertico.

Con altre popolazioni come gli zulu e gli xhosa è un continuo susseguirsi di battaglie durante tutta la fine del ‘700.

A partire dal XVIII secolo il modello inglese viene a sostituire lentamente quello boero. Liberalizzazione economica, incentivazione industriale e capitalistica, trasferimento massiccio di indiani e cinesi per le piantagioni e la costruzione di ferrovie.

Tutte queste misure amministrative limitano il controllo boero e quando nel 1834 gli inglesi aboliscono la schiavitù, i boeri si ribellano e inizia il “Grande Trek”.

A migliaia migrano con le loro carovane verso le regioni dell’Orange e del Transvaal scontrandosi ripetutamente sia con gli zulu, sia con gli inglesi che li considerano coloni al servizio dell’Impero Britannico.

Tra queste battaglie, gli afrikaners ricordano con una festa nazionale il 16 dicembre 1838 la “Battaglia del Fiume di Sangue” nome legato al massacro degli zulu.

Alla fine dell’800 con la scoperta d’immensi giacimenti d’oro diventa necessaria una struttura economica che i boeri non sono in grado di realizzare.

Il controllo inglese deve diventare completo.

Scoppia così, nel 1899, la guerra Anglo-boera che finisce nel 1902 con la sconfitta totale dell’indipendentismo boero.

Questa sconfitta porterà alla creazione di un unico fronte bianco, fusione dello schiavismo boero e del capitalismo inglese.

Influenzerà il destino politico dando origine ad un sistema di sfruttamento e discriminazione razziale mai conosciuto: l’apartheid.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nascono i primi gruppi afrikaner filo-nazisti, mentre prende potere la Broederbond, la “Lega dei Fratelli” società segreta di stile massonico-sacrale che getta le basi dell’apartheid.

Anche grazie alle pressioni della Broederbond, Malan, leader del Partito Nazionale, nelle elezioni del 1948 assume il potere con la maggioranza assoluta realizzando la fusione degli interessi bianchi in un’unica forza di governo.

Viene così istituzionalizzato l’apartheid.

La protesta nera si fonda in un unico partito, l’ANC che non solo deve fronteggiare la repressione, ma anche contrastare le contrapposizioni etniche.

Nel 1978 il governo di Botha avvia una revisione di facciata delle segregazione.

Nel febbraio del ’90 con i negoziati tra il Primo Ministro De Klerk e il leader dell’ANC Mandela, inizia lo smantellamento della legislazione razziale.

Il CPSA e i gruppi paramilitari che lo affiancano, minacciano di scatenare una guerra civile tra i bianchi e la creazione di uno stato bianco “custode della tradizione afrikaner”.

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