STORIA DELLA STREGONERIA

In Piemonte le streghe erano chiamate “masche”o “strie”

Fino all’anno Mille la figura della strega rivestiva un ruolo marginale. Se da una parte le pratiche magiche erano condannate dalla Chiesa, allo stesso tempo erano tollerate in quanto l’istituzione religiosa era impegnata a sconfiggere le pratiche pagane e le eresie.

Fu nel 1233, con la Bolla Vox in Roma di papa Gregorio IX che iniziò a designarsi l’immagine della stregoneria, anche se non ancora repressa, in quanto l’eresia catara catalizzava l’attenzione della Chiesa.

In seguito le streghe, un modello ateo pericoloso per la credibilità della Chiesa, divennero il capro espiatorio per ogni negatività nella vita sociale.

A Torino nel 1388, l’inquisitore Antonio di Settimo, condannò al rogo l’eretico cataro Antonio Galosna, il quale, dopo ore di torture, raccontò di alcuni ritrovi in cui si praticavano riti magici culminanti con la “classica orgia satanica”.

La tortura possedeva il “potere magico” di trasformare in verità in quel che l’inquisitore voleva sentirsi dire.

Così quando ad Antonio fu chiesto chi teneva tali congreghe, fece il nome della defunta Bilia la Castagna e riferì di altre donne, tra le quali quella che aveva il compito di iniziare alle arti magiche.

Altri processi ci furono a Forno Rivara dove nel 1472 furono arse tre donne, mentre nel 1474 nel Canavese furono processate e bruciate altre quattro donne, cinque a Rivara e due a Ciriè.

In Piemonte, le streghe erano chiamate “masche”o “strie”.

Il termine deriva dal latino strix che indicava gli uccelli notturni, quindi per la credenza popolare servi del male. La masca era un termine di derivazione provenzale, con probabili origini longobarde come attestava l’editto di Rotari del VII secolo, dove si affermava “Stria quae est masca”.

I poteri delle masche erano tramandati in linea matriarcale solo in punto di morte. La donna, nel proprio letto di morte, lasciava la sua eredità alla nuova strega prescelta con una stretta di mano.

A Reano per impedire il passaggio dei poteri della Munda, l’ultima strega del paese alla nuova adepta, il parroco del paese le mise in mano un manico di scopa, così da annullare il passaggio magico.

Secondo un’antica tradizione alcune masche si riunivano al bivio della frazione Cacceri di Porino, dove oggi sorge un pilone dedicato a Santa Eurosia di Jaca, una località dei Pirenei, legata alla via del pellegrinaggio per Santiago di Compostela.

Altra località fu Usseglio dove, a testimonianza, sorge una rocca denominata “Il ballo delle streghe”, per via dell’antica credenza che vuole le streghe di Chieri radunate in questo luogo per le loro congreghe.

Roc

A Vonzo, nelle valli di Lanzo, esiste ancora il Roc delle Masche, un sasso sul quale le streghe avevano l’abitudine di danzare durante il sabba.

La leggenda narra che sul sasso siano ancora impresse le forme delle loro teste punite quando decisero di trasportare il sasso sul ponte del Diavolo di Lanzo, per stupire la popolazione e dimostrare il loro grande potere.

Portato il masso, il gruppetto si scontrò con il diavolo che le costrinse a riportarlo al suo posto, cosa che costò molta fatica, tanto che le masche ebbero la sensazione di fondere il loro capo con la pietra.

La “maestra” di Pino d’Asti 

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