Pensione di reversibilità a rischio? Ecco perché l’INPS può sospenderla e chi corre il pericolo di perdere questo sostegno fondamentale. Informazioni essenziali per evitare sorprese spiacevoli.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori su un nervo scoperto del sistema previdenziale: la pensione di reversibilità può essere revocata dall’INPS in determinate circostanze, soprattutto quando emergono profili di prescrizione dei ratei o quando non risultano comprovati i requisiti al momento del decesso dell’assicurato.

Un precedente che, pur non stravolgendo le regole per il coniuge superstite che continua a essere tutelato, mette in allerta tutti gli altri aventi diritto e, più in generale, chi presenta domande tardive o prive di documentazione solida.
Il caso da cui parte il “campanello d’allarme” è emblematico: una donna con disabilità, a carico del padre quando era in vita, ha domandato la reversibilità 19 anni dopo la morte del genitore (avvenuta nel 1990). Diversi giudici di merito le avevano dato ragione, ritenendo che l’INPS non avesse provato con precisione la decorrenza della prescrizione.
L’istituto, invece, aveva eccepito la prescrizione degli arretrati sulla base dell’orientamento quinquennale maturato dopo il DL n. 98/2011, in contrasto con l’impostazione tradizionale decennale spesso richiamata per le prestazioni previdenziali. La Cassazione ha poi ribaltato i verdetti precedenti, riconoscendo che l’INPS può sollevare l’eccezione di prescrizione anche senza indicare una data esatta da cui far decorrere i termini, lasciando al giudice di caso in caso la verifica concreta.
Cosa significa, in pratica? Che se è vero che il “diritto” alla pensione ai superstiti non si consuma nel tempo, i ratei arretrati e le somme non riscosse si prescrivono. E oggi l’INPS è legittimato a negare arretrati o perfino a revocare una prestazione già liquidata se, alla luce degli atti, mancano i requisiti o i termini sono spirati. La novità non riguarda soltanto la reversibilità, ma potenzialmente anche altre prestazioni previdenziali e assistenziali soggette a pagamento periodico.
Resta fermo che il coniuge superstite continua a percepire la reversibilità se ha i requisiti di legge. La revoca scatta, per esempio, nel caso di nuove nozze del beneficiario, che comportano la cessazione della pensione e la corresponsione di un’indennità una tantum. Altre situazioni sensibili riguardano l’ex coniuge e i figli, specie se la domanda è tardiva o se non è dimostrabile la condizione di “vivenza a carico” al momento del decesso dell’assicurato.
Chi rischia grosso secondo la nuova linea interpretativa emergente sulla pensione di reversibilità

- Ex coniuge: ha diritto alla quota di reversibilità solo se titolare di assegno divorzile e non risposato. In mancanza, l’INPS può negare o revocare. Attenzione anche alle ripartizioni tra coniuge ed ex coniuge: le quote si determinano in base alle decisioni del giudice, e contestazioni o difetti probatori possono bloccare i pagamenti.
- Figli maggiorenni disabili: il diritto sussiste se l’inabilità e la non autosufficienza economica sono antecedenti al decesso e se erano effettivamente a carico del genitore. Domande presentate molti anni dopo, senza documenti idonei, espongono a dinieghi per prescrizione degli arretrati o contestazioni sul requisito del “carico”.
- Altri familiari aventi titolo (genitori, fratelli/sorelle): la strada è stretta e passa dall’accertamento della mancanza del coniuge/figli e della condizione di carico economico e, per alcune categorie, di età o inabilità. Anche qui, lacune documentali e ritardi sono critici.
- Richiedenti che presentano domanda a distanza di molti anni: l’INPS può eccepire la prescrizione dei ratei arretrati senza dover precisare puntualmente la data di decorrenza. Sarà il giudice, di fronte a una contestazione, a stabilire se i termini sono scaduti, con evidente aggravio di incertezza per il richiedente.
- Beneficiari con variazioni non comunicate: situazioni come matrimonio, ripresa di attività lavorativa rilevante o superamento di soglie reddituali possono determinare riduzioni, sospensioni o revoche. L’omissione delle comunicazioni obbligatorie espone a recuperi e interessi.
- Per figli disabili e altri aventi diritto diversi dal coniuge, il requisito chiave è dimostrare di essere stati a carico del defunto al momento del decesso.

Non basta la sola convivenza: contano i flussi economici, l’assenza di autosufficienza e i limiti reddituali. Senza buste paga, CU, ISEE, certificazioni mediche e altre evidenze coerenti, il diritto può essere contestato e la prestazione revocata anche dopo l’avvio dei pagamenti, specie se emergono elementi non dichiarati in sede di domanda.
La sentenza avalla la possibilità per l’INPS di opporsi al pagamento di ratei pregressi in assenza di un quadro temporale chiaro, rimettendo al giudice la verifica puntuale. Per chi presenta domanda molto oltre il decesso, il rischio è di vedersi riconosciuto il diritto solo dalla data della domanda (o da un termine più vicino) con esclusione degli arretrati remoti, oppure, nei casi più spinti, di incorrere nella revoca della prestazione se i presupposti non risultano integrati in modo rigoroso. Presentare la domanda tempestivamente dopo il decesso, evitando attese che espongono alla prescrizione dei ratei.
Conservare e allegare documentazione completa: certificazioni di disabilità, attestazioni reddituali, prova della dipendenza economica, storici anagrafici e fiscali. Comunicare ogni variazione rilevante (matrimonio, lavoro, redditi, cambi di residenza) entro i termini, per non incorrere in sospensioni o recuperi. In caso di diniego o revoca, attivare subito il riesame amministrativo e, se necessario, il ricorso giudiziale, consapevoli che l’onere della prova su carico e requisiti è decisivo. Farsi assistere da un patronato o da un consulente, soprattutto nei casi con ex coniugi o con diritti concorrenti tra più familiari.
Le domande si presentano online tramite il portale INPS, tramite Contact Center o con l’assistenza dei patronati. La tracciabilità di ogni passaggio, dagli invii telematici alle ricevute, aiuta in caso di contenzioso. Per gli aventi diritto diversi dal coniuge è consigliabile predisporre fin da subito un fascicolo probatorio completo, integrando eventuali richieste dell’INPS entro i termini indicati nelle comunicazioni. In presenza di dinieghi fondati su prescrizione, conviene chiedere accesso agli atti per ricostruire cronologia, ratei e decorrenze, così da offrire al giudice elementi utili in fase di valutazione.