Scopri come risparmiare fino a 8.000 euro all’anno con il nuovo bonus smart working, una misura legale e geniale che sostiene i lavoratori che svolgono la propria attività da remoto nei comuni montani.
Un’opportunità unica per le aziende e per il rilancio dei piccoli comuni montani si profila all’orizzonte grazie al bonus smart working. A partire dal 20 settembre 2025, le imprese che sceglieranno di adottare il lavoro agile come modalità ordinaria nei comuni di montagna con meno di 5.000 abitanti potranno beneficiare di un significativo esonero contributivo.

Questa misura, introdotta dall’articolo 26 della Legge sulle zone montane, non solo alleggerisce il costo del lavoro per le aziende ma contribuisce anche allo sviluppo e alla crescita delle aree meno popolate del nostro paese.
Cosa prevede il bonus smart working per i comuni montani
Il bonus smart working offre uno sgravio totale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, esclusi premi e contributi INAIL, per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato che rispetti determinati requisiti.

Importante sottolineare che l’aliquota pensionistica rimane invariata, garantendo così la piena tutela previdenziale del lavoratore. Tra i benefici più rilevanti, spicca un massimale di 8.000 euro annui per dipendente, con una durata massima di 5 anni e un regime di decrescita dell’importo nel tempo. Le aziende, quindi, hanno l’opportunità di pianificare un risparmio significativo sul lungo periodo.
L’incentivo si rivela particolarmente vantaggioso per PMI, startup innovative, società di consulenza, software house e altri settori che possono facilmente adottare il lavoro agile. Grazie al risparmio fino a 8.000 euro l’anno per i primi anni, le imprese possono sostenere l’inserimento di profili qualificati, promuovere la creazione di hub decentrati e ridurre i costi fissi legati alla presenza fisica in città.
Per beneficiare dell’esonero, le imprese devono adottare lo smart working come modalità ordinaria di lavoro e procedere con assunzioni a tempo indeterminato. I lavoratori, dal canto loro, devono essere under 41, operare in modalità agile da un comune montano con meno di 5.000 abitanti e trasferire la propria residenza e domicilio in tale comune.
È fondamentale ricordare che lo sgravio riguarda esclusivamente i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, senza incidere su premi e contributi INAIL né sull’aliquota pensionistica del lavoratore. Inoltre, l’incentivo è applicabile solo ai contratti a tempo indeterminato, richiedendo che lo smart working sia la modalità ordinaria di lavoro.
Le modalità operative per accedere al bonus saranno definite da un Decreto interministeriale, che stabilirà la procedura di domanda, i criteri di monitoraggio e controllo delle risorse e le eventuali regole di priorità in caso di esaurimento fondi.
I piccoli comuni e borghi offrono già incentivi aggiuntivi che, combinati con lo sgravio contributivo, possono rendere ancora più attraente l’assunzione di nuovi lavoratori. Questo non solo favorisce la permanenza sul territorio ma contribuisce anche a contrastare lo spopolamento e a generare nuove opportunità economiche.
Un’azienda nel settore dei servizi digitali che assume tre sviluppatori under 41 e li organizza in smart working da un comune montano può ottenere fino a 76.800 euro di esonero in cinque anni, a patto che i requisiti rimangano invariati e nei limiti delle risorse disponibili e del regime de minimis.
Per arrivare pronti alla data di entrata in vigore del bonus, le imprese dovrebbero iniziare a mappare i comuni montani idonei, aggiornare le policy di smart working, pianificare le assunzioni a tempo indeterminato e predisporre un pacchetto di relocation per i lavoratori interessati. È inoltre consigliabile verificare la compatibilità con altri aiuti di Stato e monitorare l’emanazione del Decreto interministeriale.