Faraoni

HATSHEPSUT: LA DONNA FARAONE

REGINEANTICO EGITTO

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Figlia maggiore del re Thutmosis I, sposata al fratellastro Thutmosis II e tutrice del giovane fratellastro-nipote Thutmosis III, Hatshepsut riuscì in un modo o nell’altro a sfidare la tradizione e a installarsi saldamente sul trono divino dei faraoni.

Fu l’unica presenza femminile nella storia ad essere rappresentata, sia come donna che come uomo.

Vestita con abiti maschili, dotata di accessori maschili e addirittura della barba finta tradizionalmente esibita dai faraoni. Nonostante durante il suo regnò l’Egitto prosperasse, dopo la sua morte, si cercò con ogni mezzo di cancellare il suo nome e la sua immagine.

I monumenti di Hatshepsut furono abbattuti o usurpati da altri, i ritratti distrutti e il nome cancellato dalla storia e dall’elenco ufficiale dei re egizi. Ma qualcosa rimase: Manetone, menzionò un faraone donna, di nome Amense o Amensis, come quinto sovrano della XVIII dinastia.

La regina Hatshepsut è il monarca di sesso femminile più famoso che l’Egitto abbia mai avuto in tutto il corso della sua storia infatti, al contrario di come comunemente si crede, non fu l’unica donna che riuscì a governare l’Egitto.

Per decenni questa regina è stata definita come l’usurpatrice di un ruolo completamente maschile e quindi la sua presa del potere venne interpretata come un atto che contrasta fortemente con lo status quo.

Studi recenti hanno però dimostrato che uno degli elementi chiave nei successi di Hatshepsut fu sicuramente lo sviluppo del ruolo della regina durante la seconda metà della XVII dinastia.

Hatshepsut era cresciuta nel palazzo del re, dove era stata educata dagli scribi di corte.

In quel periodo il palazzo del re si trovava a fianco dell’entrata nord del tempio di Amon a Karnak, dove oggi c’è il colonnato fatto costruire da Tarharka nel cortile di Ramses II.

Durante la sua gioventù Hatshepsut vide morire due suoi  fratelli, Ahmose and Wadjmose, e la sorella, Neferubity.

Tempio funerario di Deir el Bahari

Potrebbe essere dopo questi decessi che Thutmosi I presentò sua figlia Hatshepsut alla corte e ne fece la sua erede, come attesta una sua iscrizione che si trova nel suo tempio funerario di Deir el Bahari:

Poi sua maestà (Thutmosi I) disse a loro:

“Questa è mia figlia, Khnumetamon Hatshepsut – possa lei vivere! – Io ho scelto lei come successore per il mio trono…lei dirigerà il popolo in ogni parte del palazzo.

Lei vi guiderà.

Obbedite alle sue parole, unitevi al suo comando.” I nobili reali, i dignitari e i capi del popolo sentirono il proclama della promozione della sua figlia, il Re dell’Alto e del Basso Egitto, Maatkara – possa lei vivere in eterno!”

Ma a questo punto, compare improvvisamente sulla scena un altro figlio del faraone, Thutmosi, che fino ad allora non era mai stato nominato nelle iscrizioni ufficiali di suo padre. E fu lui, non Hatshepsut a diventare faraone alla morte di Thutmosi I.

Si può presumere che, per rinforzare i suoi diritti al trono, fu in questo periodo che si decise il suo matrimonio con la sorellastra, Hatshepsut, che doveva avere qualche anno più di lui. Si ipotizza che Hatshepsut lo sposò appena prima o forse addirittura durante la sua incoronazione, nell’anno 1, il secondo giorno del mese di Akhet.

Dopo la morte di Thutmosi I il primo dovere del nuovo re e della sua energica sposa fu la sepoltura del loro padre.

Il nuovo faraone doveva essere molto giovane. Una statua del re, recentemente scoperta ad Elefantina lo rappresenta senza dubbio come un giovinetto, e il fatto che non sia mai nominato come principe durante i trent’anni del regno di suo padre, suggerisce che avesse molto meno dei trent’anni che Luc Gabolde gli attribuisce.

Il visir Ineni ha lasciato scritto che egli salì al trono come un falco nell’uovo.

La stessa espressione che venne in seguito usata sia da Thutmosi III che da Amenofi III, ed in entrambi i casi abbiamo la certezza della loro estrema giovinezza al momento di diventare faraoni.

Un’altra indicazione, per quanto poco attendibile, sulla sua gioventù e sulla brevità del suo regno ci è data dal basso numero di eredi generati.

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