STORIE DAL MONDO

Il Bedlam o St Bethlehem’s Hospital di Londra fu il primo grande manicomio in Europa.

Bedlam:il manicomio degli orrori
Library reference: ICV No 14026
Photo number: V0013735
Full Bibliographic Record: http://catalogue.wellcomelibrary.org/record=b1197067

Sorse dal convento di Saint Mary of Bethlehem nel 1247. Il termine “Bedlam” (caos e confusione) fu coniato come storpiatura di Bethlem, proprio per descrivere le condizioni in cui vivevano i pazienti nel diciottesimo secolo. Quando Enrico VIII disgregò i monasteri, Bedlam divenne parte della prigione di Bridewell.

Nel 1403, risulta che l’istituto ospitasse sei uomini con disturbi mentali.

Al Bedlam veniva ricoverati non solo i malati mentali, ma anche persone respinte dalla società, disabili o criminali con problemi psichici. Si poteva essere ricoverati per mania cronica o acuta malinconia. Per aver commesso reati come l’infanticidio, l’omicidio o la brutalità.

Il ricovero al Bedlam non prevedeva nessun percorso di riabilitazione. Le uniche “cure” a cui erano sottoposti i pazienti erano l’isolamento e la sperimentazione. Uno dei trattamenti era “la terapia della rotazione”. Il povero paziente veniva fatto sedere su una sedia appesa al soffitto e fatto roteare fino a cento giri al minuto. Lo scopo era quello di provocare il vomito, una cura purgante molto comune usata per “curare” i disturbi mentali.

I degenti erano legati al muro con una catena di ferro, agganciata ad un braccio, a una gamba, o addirittura al collo e alla vita. Alcuni pazienti hanno trascorso decine di anni in queste condizioni.

Il Bedlam era un’istituzione governativa con pochi finanziamenti. Il sostegno economico proveniva dalle famiglie dei pazienti e da donatori privati. La maggioranza dei ricoverati però non proveniva da famiglie ricche, anzi erano poveri, vittime non solo delle malattie mentali, ma anche di una società ottusa che li respingeva.

Bisognava ovviare alla mancanza di fondi.

Così il Bedlam, a partire dal diciottesimo secolo, diventò una sorta di circo. Arrivavano persone da tutto il Regno Unito, pagando un biglietto d’ingresso, per vedere i pazienti.

Verso la metà del 1800 William Hood fu nominato medico responsabile. Egli affermò di voler creare programmi di riabilitazione che servissero veramente ai pazienti e non agli amministratori del Bedlam.

Fino ad allora i pazienti erano sottoposti a trattamenti orribili, sia per sperimentazione ma anche per crudeltà. Suscitavano interesse unicamente per lo studio dei loro cadaveri, che venivano poi gettati in una fossa comune, scoperta solo pochi anni fa.

Durante gli anni tra le due guerre mondiali, il Bethlem Royal Hospital fu spostato in una località rurale per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Harriet Jordan, ricoverata per mania acuta


Visitando il Museum of the Mind, si possono vedere le fotografie di alcuni dei pazienti. Molti furono fotografati al momento del ricovero, con appena una nota o due sulle loro condizioni.
Viene spontaneo chiedersi: quanti pazienti sopravvissero agli orrori e alla crudeltà del Bedlam?

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