RELIGIONI – DOTTRINE – SETTE – – INDIA

Un acre fumo rende l’aria quasi irrespirabile. Da pire funerarie ardenti cadono rivoli di ceneri.

Tugs
Kalì: divinità femminile hindu, manifestazione
aggressiva e non materna della Dea

Il terreno è cosparso di frammenti di carne e di ossa sbiancate dal sole. Uomini inginocchiati, roteano su stessi in preda ad un’esaltazione mistica.

Innanzi a loro la statua della dea Kalì.

E’ terribile: ha occhi minacciosi, la lingua è sporgente, dal suo corpo partono quattro braccia e indossa una cintura fatta di braccia smembrate.

Intorno a lei una catena di teste mozzate.

Nella mano sinistra impugna una spada insanguinata e nella destra tiene la testa recisa di un demone. L’altra mano sinistra è alzata in segno minaccia, mentre con la destra abbassata sembra accordare benefici. Ma chi erano gli adoratori di questa terribile dea che contava una numerosa schiera di seguaci assassini che hanno fatto molte vittime?

I Tugs erano all’apparenza persone insospettabili.

Conducevano una vita normalissima, la loro appartenenza alla setta era segreta ed era ispirata da convinzioni religiose molto profonde. Le uccisioni, avevano come scopo quello di ingraziarsi la dea Kalì, ottenendo in questo modo di sfuggire al ciclo della reincarnazione. Ciò era possibile, però, soltanto se la vittima era uccisa secondo un rituale specifico: il Thagi.

La vittima doveva essere uccisa mediante lo strangolamento ed era molto importante che il tutto avvenisse senza spargimento di sangue.

I tugs usavano un fazzoletto di seta arrotolato, detto Ruhmal, che ad un estremità aveva una pesante moneta, veniva fatto roteare in modo che la moneta colpendo la testa della vittima la stordisse per poi poterla strangolare. Le loro vittime non erano donne e bambini, anzi spesso adottavano i figli delle persone che uccidevano.

Nel 1826 il capitano William Sleeman fu incaricato di combatterli.

Studiò a lungo il loro mondo segreto e dopo una dura lotta riuscì a sconfiggerli in tempi brevissimi. La repressione fu durissima, furono giustiziati circa 4000 adepti e i più giovani venivano inviati in istituti di rieducazione.

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