EX – JUGOSLAVIA

Dal V secolo ai turchi - ex - Jugoslavia

Nel sesto secolo d. C., quando gli slavi si insediarono nei Balcani, vi trovarono una frontiera antica di due secoli: quella fra l’impero d’Oriente e d’Occidente. Frontiera che non era solo amministrativa, ma anche culturale e religiosa, dato che separava le due grandi sfere di influenza esistenti nell’Europa contemporanea i cui centri erano Roma e Bisanzio.

I popoli slavi, che si insediarono ad occidente di quella linea, i croati e gli sloveni, accettarono il cristianesimo nella sua variante romana, inserendosi nella cultura dell’Europa occidentale. I serbi, i montenegrini, i macedoni, i bulgari, insediati ad oriente, furono attratti invece nella cerchia culturale di Costantinopoli e della chiesa ortodossa.

Da ciò non solo due modi diversi di pregare e di scrivere, di celebrare i momenti fondamentali della vita, ma anche due modi diversi di pensare e di essere. Questa divisione fu ribadita dallo scisma del 1054, che segnò la definitiva separazione tra Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.

La separazione fra i fedeli di Roma (polacchi, cechi, slovacchi, croati e sloveni) e quelli di Bisanzio (russi, bulgari e serbi) fu ulteriormente accentuata dall’uso dall’uso di alfabeti diversi (latino per i cattolici, cirillico per gli ortodossi).

Su questa diversità fondamentale, nel XIV e XV secolo si impose anche la cultura islamica, che i turchi portarono nei Balcani nel corso della loro avanzata verso l’Europa centrale. Si trattò di una esperienza traumatica per gli slavi meridionali, soprattutto per i serbi, vinti dalle forze ottomane nella battaglia del Kosovo, il giorno di S. Vito, il 28 giugno 1389. La nobiltà serba venne sterminata.

La Serbia (che si era liberata dal rapporto di subordinazione nei confronti di Bisanzio già nel XIII secolo e che aveva raggiunto la sua massima espansione tra il 1331-55 con il re Stefano IX Dusan, portatore del progetto imperiale della grande Serbia, che lo condusse ad estendere i suoi domini fino ad includere la Macedonia, l’Albania e l’Epiro) diventò vassallo dei Turchi nel 1396 e venne assoggettata completamente all’impero ottomano nel 1459.

Quella sconfitta, nel secolo successivo portò i serbi sotto il dominio turco, spingendo così coloro che potevano sottrarsi alla schiavitù a cercar scampo fuori dalla propria patria ciò disperse consistenti nuclei di serbi un po’ dappertutto nell’area danubiano-adriatica. In Bosnia, invece, una parte consistente della popolazione si convertì all’islam, complicando ancora la struttura etnico-religiosa di quella terra, dove vivevano da secoli anche comunità serbo-ortodosse e croate, cioè cattoliche.

I Turchi, in verità, erano assai tolleranti in fatto di religione, permettendo ai cristiani di praticare la propria, pur relegandoli entro la loro società in una posizione subordinata.

Ciò permise alla chiesa serbo-ortodossa di sopravvivere come unica istituzione autonoma serba, rafforzando ancora l’identificazione fra coscienza nazionale e appartenenza religiosa.

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